Le società svizzere di geografia nell’Ottocento al servizio dell’espansione coloniale europea

L’Europa dell’Ottocento, per la prima volta nella sua storia, sbarca in modo rapido, sistematico e durevole nel mondo d’oltremare. Si appropria di conoscenze e mercati, di culture e persone, imponendo – in maniera più o meno diretta – la sua egemonia, figlia del capitalismo industriale nascente. A questa spinta espansionistica partecipano, in tutta Europa, le società di geografia, circoli borghesi che promuovono una scienza territoriale fin lì subalterna e priva di metodologia propria.

Se la conquista europea del mondo – nell’Ottocento ­- va di pari passo con la sua esplorazione, la nascita della disciplina geografica e delle sue istituzioni circoscrive questo processo. In seno alle società di geografia, infatti, vi si trovano numerosi rappresentanti dei ceti dirigenti pubblici e privati. E la Svizzera, pur senza possedimenti oltremare, dispone a quest’epoca di associazioni geografiche – estremamente influenti – che funzionano allo stesso modo di quelle degli imperi coloniali. Ma come? E con quali risultati? Si può davvero parlare dell’applicazione di uno schema ‘geografia-imperialismo’ in Svizzera nel secolo delle grandi colonizzazioni?